
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Il mese di luglio 2023 è stato il mese più caldo di sempre. Secondo i dati pubblicati quotidianamente sul sito Climate Reanalyzer, gestito dal Climate Change Institute dell’University of Maine, la temperatura media della Terra, di ogni singolo giorno del mese, ha superato i record di tutte le misurazioni degli anni precedenti, dal 1979 in poi.
Il dato scientifico è decisamente allarmante. Prima del 1° luglio la temperatura media massima registrata era stata di 16,92 °C (registrata il 23 luglio 2022 e il 13 agosto 2016). Dopo quella data non siamo mai scesi sotto i 17 °C, toccando l’apice di 17,23 °C il 6 luglio.
A livello giornalistico, invece, c’è un dato interessante da registrare: dopo i primi due giorni di record, raccontati con il solito carico di tragedia e di breaking news — “Oggi è il giorno più caldo di sempre!” — la notizia è velocemente scivolata fuori dall’attenzione dei media.
Che cosa è successo? L’emergenza è diventata normalità. E visto che nel giornalismo delle breaking news la sola cosa che tira è l’emotività e l’eccezionalità, la notizia è stata semplicemente accantonata, sostituita dalle singole emergenze puntiformi: le alluvioni, le tempeste, gli alberi caduti.
L’emergenza climatica, insomma, è tornata maltempo.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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