
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Dalla sua prima edizione, svoltasi nel 1901, il Premio Nobel per la Pace viene assegnato da un Comitato nominato dal Parlamento norvegese a personalità o a entità che si sonon distinte per l’impegno in favore della pace nel mondo. È un premio Nobel particolare, e non solo perché è l’unico che non viene assegnato in Svezia, è anche l’unico che ha un significato politico.
Nei 124 anni della sua esistenza, il premio è stato assegnato a soggetti estremamente vari: personalità politiche, religiose, associazioni, organizzazioni umanitarie, non di rado provocando polemiche.
Mentre oggi tutti parlano della fantomatica speranza di Donald Trump di ricevere l’onorificenza, che invece è stata assegnata alla politica venezuelana Maria Corina Machado, noi ti proniamo un discorso di accettazione che ha più di 60 anni. È un discorso tenuto nell’Auditorium dell’Università di Oslo l’11 dicembre del 1964. A pronuciarlo fu Martin Luther King, che allora aveva 36 anni, e dentro ci sono cose che risuonano ancora oggi per lucidità e saggezza.
«La sopravvivenza dell’umanità», disse Luther King verso la fine del suo intervento «dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra; la soluzione di questi problemi dipende a sua volta dalla capacità dell’uomo di conciliare il suo progresso morale con il suo progresso scientifico e di apprendere l’arte del vivere in armonia.
Alcuni anni fa è morto un famoso romanziere. Tra i suoi scritti è stato trovato un elenco di trame suggerite per storie future, la più sottolineata delle quali era questa: “Una famiglia estremamente litigiosa eredita una casa in cui devono riuscire a vivere tutti insieme”.
Questo è il grande nuovo problema dell’umanità. Abbiamo ereditato una grande casa, una grande “casa mondiale” in cui dobbiamo vivere insieme: neri e bianchi, orientali e occidentali, ebrei e non ebrei, cattolici e protestanti, musulmani e indù, una famiglia profondamente diversa nelle idee, nella cultura e negli interessi che, poiché non potremo mai più vivere l’uno senza l’altro, deve imparare, in qualche modo, in questo unico grande mondo, a vivere insieme».
Puoi leggere il suo discorso integrale qui. Il giorno prima, al momento dell’accettazione, tene un altro breve discorso, altrettanto potente. Lo puoi leggere e ascoltare qui.
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
Fu uno dei primi, su mandato dell’ONU, a cercare una mediazione di pace tra Israele e Palestina. Fu ucciso in un agguato a Gerusalemme nel 1948.
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