
Gli outsider sono fondamentali per le grandi innovazioni scientifiche, ma l’attuale sistema rende sempre più difficile il loro contributo.
In queste ore, a Sharm el-Sheikh, in Egitto, si stanno svolgendo dei negoziati tra una delegazione che rappresenta il governo israeliano e una che rappresenta Hamas, organizzazione politica e militare palestinese.
L’obiettivo dei colloqui è porre fine a quella che il governo israeliano chiama Guerra e che le Nazioni Unite definiscono Genocidio nell’area della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. Al centro della trattativa ci sarebbero il rilascio dei prigionieri israeliani ancora nelle mani di Hamas, il rilascio dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane e il futuro politico del territorio palestinese.
Mentre i giornali parlano del destino di questo piano denominato “Trump-Netanyahu”, noi di Slow News ti proponiamo un documento che ha più di un secolo. È una mappa che per quasi tutte le persone che studiano la geopolitica di quella porzione di mondo è la chiave per capire ogni conflitto, ma anche ognuna delle cento pieghe che la Storia ha preso in Medio Oriente.
La puoi guardare da qui: ci sono i territori di quello che oggi chiamiamo Turchia, Egitto, Giordania, Iraq, Siria, Libano e naturalmente anche di quelli che chiamiamo Palestina e Israele. In fondo a destra ci sono due firme. La prima è di un colonnello britannico di nome Mark Sykes, l’altra di un avvocato francese di nome François Georges-Picot.
Questa mappa rappresenta la spartizione del Medio Oriente decisa dalle potenze che facevano parte della Triplice Intesa (Regno Unito, Francia e Russia). Era il Medio Oriente come se lo immaginavano una volta caduto l’Impero Ottomano, crollato 6 anni dopo quelle firme, nel novembre del 1922.
Te la segnaliamo perché ci sono tante cose significative che emergono da questa mappa e che la rendono più attuale di un live blog sulla trattativa di Sharm el-Sheikh:
Il titolo di un libro pubblicato nel 1989 spiega il significato di quel trattato di spartizione riuscendo a spiegare anche tutto quello che successe dopo, tra il 1917 e oggi. L’autore era lo storico statunitense David Fromkin e il titolo che scelse fu: A Peace to End all Peace, che in italiano possiamo tradurre con Una pace che pone fine a ogni pace.


Gli outsider sono fondamentali per le grandi innovazioni scientifiche, ma l’attuale sistema rende sempre più difficile il loro contributo.

La cosa che resta di oggi è un documento redatto nel novembre dell’anno scorso, proprio durante la COP29 a Baku, su iniziativa di a EconomiaCircolare.com, A Sud e Fondazione Openpolis. Si tratta di un report intitolato CLEAN THE COP! Fuori i grandi inquinatori dalle Conferenze sul clima che è legato a una campagna permanente per […]

Una delle cose che restano più dure e necessarie che abbiamo scelto in questa rubrica: non solo vale la pena di essere visto, ma ha bisogno di ognuno di noi per diffondersi

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