
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Il 25 novembre l’Agenzia per la Coesione Territoriale ha pubblicato un avviso per una consultazione pubblica sulla valutazione del programma Just Transition Fund, il fondo di coesione per la giusta transizione energetica. L’avviso invitava cittadini e stakeholders a inviare contributi per migliorare il Piano delle Valutazioni, cioè il piano che valuta la qualità del programma JTF rispetto agli obiettivi e all’impatto. In altre parole: si chiedeva di commentare se gli 1,2 miliardi del fondo verranno spesi per cose utili.
Sarebbe un gran bell’esempio di dialogo tra istituzioni e cittadini, se non fosse che la scadenza per partecipare alla consultazione era il 24 novembre, cioè un giorno prima che uscisse l’avviso della consultazione stessa. Un errore di battitura nella data? Partecipare era ancora possibile?
A seguito della richiesta di chiarimenti di Slow News, il comunicato è stato rimosso (ma si può leggere sullo screenshot del sito che abbiamo salvato su Archive.org). L’Agenzia per la Coesione Territoriale ci ha poi spiegato che si è trattato di un errore: a causa di altre scadenze del programma JTF, non c’è stato tempo per svolgere la consultazione pubblica sul Piano delle Valutazioni, che però sarà riaperta in un secondo momento, non ancora noto.
Sembrerà una cosa da poco, ma non è la prima volta che notiamo disattenzione per i cittadini nella comunicazione delle politiche di coesione. E la serietà di politiche europee così importanti passa anche da piccole cose, come evitare di pubblicare avvisi di consultazioni pubbliche che non esistono.
https://www.slow-news.com/serie/le-basi-della-politica-di-coesione/stiamo-spendendo-i-soldi-della-politica-di-coesione-europea
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«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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