Dalla scatoletta all’Honestly Good: perché rallentare anche in cucina (e come farlo)
«Fare la spesa capendo quello che compriamo, conoscere gli ingredienti, non avere paura di stare in cucina».
L’alimentazione ci ricorda che siamo corpo e che dobbiamo rapportarci con gli altri esseri viventi, con i territori, con le risorse naturali.
Mangiare non significa solo piacere o necessità ma anche consapevolezza.
È una consapevolezza che arriva da lontano, dalla cultura e dalla filosofia, dalla scienza medica e dal piacere individuale, dalla natura ma anche dalla psicologia più raffinata.
Il mangiar bene è una serie tematica di Slow News in cui raccogliamo piccole pillole di questa consapevolezza.
«Fare la spesa capendo quello che compriamo, conoscere gli ingredienti, non avere paura di stare in cucina».
La cattiva informazione riguardo il cibo è dilagante. Ma di chi è la colpa?
Siamo quello che mangiamo suona come una litania. Eppure è proprio così: il cibo è uno specchio.
C’è qualcuno che ha osato mettere in dubbio che la pasta sia nata nello stivale e ha pure ragione.
Gli emigranti italiani che arrivarono negli Stati Uniti per primi, nella seconda metà dell’Ottocento, scoprirono loro malgrado che lì, nella Terra delle opportunità, alcuni dei loro cibi preferiti erano off limits. Potevano introdurre pochi generi alimentari, il resto avrebbero dovuto sudarselo sul posto.
Il casu ‘e axridda non si prepara in nessun’altra parte del mondo. Solo qui, su questo territorio collinare alle pendici del Gennargentu, in Sardegna.