
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è il terzo paese europeo per produzione di biciclette dietro Portogallo e Romania. Ne produciamo 2,5 milioni all’anno (contro 2,6 e 2,7 dei primi due) e con un giro di affari enorme, sia di vendite che di indotto, come il cicloturismo, che nel 2022 è arrivato a 7,4 miliardi di euro di fatturato.
Eppure, nonostante questo primato, siamo tra i peggiori nelle classifiche della ciclabilità in Europa e abbiamo un ministro delle infrastrutture che a un certo punto ha addirittura lasciato intendere di voler distruggere il settore imponendo targhe e assicurazioni a tutti i ciclisti.
E intanto, mentre la politica non si accorge della miniera d’oro sopra la quale siamo seduti, la mobilità è ostaggio delle automobili, che scorrazzano, occupano le città, inquinano e uccidono.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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