
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Forse avrai letto che anche Elon Musk ha firmato una petizione per rallentare le intelligenze artificiali.
Il sito da cui viene diffusa questa petizione è Futurlife.org, un’operazione che afferisce alla galassia dei cosiddetti lungotermisti (la nuova fanatica utopia della Silicon Valley, come la definisce Andrea Signorelli sul Tascabile).
Anche se in linea generale si potrebbe essere d’accordo con una parte della proposta, come sottolinea la professoressa Emily Bender, questa petizione non fa che enfatizzare l’hype per queste macchine, senza mettere in evidenza i reali pericoli.
Che non sono quelli derivanti da un’A.I. troppo potente, come vorrebbero farci credere Musk e compagnia, ma sono (traduco da Bender): «la concentrazione del potere nelle mani di pochi, la riproduzione di sistemi di oppressione [e, aggiungo io, di disuguaglianza], i danni all’ecosistema dell’informazione, i danni all’ecosistema naturale attraverso l’aumento della richiesta di risorse energetiche»
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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