
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Un gruppo di mercenari del gruppo Wagner ha issato la bandiera del gruppo russo su Kidal, l’ultima importante città del nord del Mali che è appena stata ripresa dalle Forze armate maliane, a cui il gruppo russo di mercenari fa da ausiliario e formatore. Lo si è appreso da un video, che InfoMundi ha potuto verificare, pubblicato la sera del 22 novembre 2023 su un gruppo Telegram legato proprio al gruppo Wagner.
“La bandiera della Wagner Pmc sventola orgogliosa nel cielo di Kidal”, si legge nel testo.
Qui lo stesso video in un tweet.
#Kidal n’est plus un territoire malien mais plutôt un territoire du groupe de mercenaires #Wagner. Pour preuve, c’est le drapeau de #Wagner qui flotte sur l’unes des infrastructures les plus emblématiques de la région, le fort de #Kidal! #Mali pic.twitter.com/Z05dTwGFiq
— Ashley Leïla MAIGA (@AshleyLelaMAIGA) November 22, 2023
Nel video due miliziani russi issano una bandiera Wagner, di un insolito colore azzurro, sulla torre del Forte di Kidal.
Le immagini arrivano una settimana dopo l’ingresso delle Fama e dei Wagner a Kidal, ex-roccaforte dei ribelli Tuareg dell’Azawad, accolti da quelle poche centinaia di persone che ancora vi abitano: Kidal è stata ripresa il 14 novembre al termine di un’offensiva durata un mese e mezzo, una vittoria altamente simbolica per la giunta militare al potere e per il suo leader, il colonnello Assimi Goita. I mercenari russi hanno svolto un ruolo decisivo nella ripresa della loro roccaforte dai separatisti tuareg: un ufficiale maliano ha detto al settimanale Jeune Afrique che “diverse unità dell’esercito sono state coinvolte nell’operazione. Erano sotto la diretta supervisione degli uomini di Wagner. Sono loro che erano in prima linea a Kidal”.
Se ti interessa conoscere meglio le operazioni Wagner in Africa e le attività della Russia in Africa leggi la nostra serie Russiafrique.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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