
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Dall’Atlantico al Mar Rosso, la fascia del Sahel è oggi territorio di conquista per giunte militari: dopo i colpi di Stato in Mali (2021 e 2022), Guinea (2021), Burkina Faso (due golpe nel 2022), ma anche Ciad (la successione al potere di Deby figlio, 2021) e Sudan (2019, 2021, 2023), è ora il turno del Niger.
Bisogna stare molto attenti perchè in queste ore, in cui le cose accadono sotto il nostro naso e durante le quali è tutto un posizionarsi a suon di dichiarazioni, la disinformazione rischia di confondere ancora di più uno scenario che è già di suo piuttosto confuso. Una considerazione è già possibile farla: l’area saheliana è molto cambiata e, negli ultimi 10 anni, è passata dal cacciare i dittatori al potere a colpi di mestolo (come nel 2014 in Burkina Faso) all’accogliere come salvatori più o meno giovani giunte militari stufe del vassallaggio militare.
Il film Burkinabé Rising, uscito nel 2018 e che racconta la rivoluzione del 2014, è oggi un documento prezioso che ci mostra una realtà sociale che non esiste più. E che, nostro malgrado, non è mai stata sostenuta abbastanza. Buona visione.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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