
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Cosa hanno in comune le polemiche sull’albero di Natale fotovoltaico di Roma, l’odio tribale che si scatena ogni volta che si parla di rinnovabili, Daniel Day-Lewis che scava pozzi di petrolio a mani nude nel capolavoro di Paul Thomas Anderson, Richard Ford in Montana, i dati IEA e le dichiarazioni del l’ex ministro Cingolani?
Un’ideologia machista e reazionaria. Se vuoi unire i puntini anche tu, leggi questo bell’articolo di Ferdinando Cotugno su Esquire.
Ti interessa l’argomento e vuoi approfondire? Riascolta la nostra chiacchierata con Ferdinando Cotugno e Stella Levantesi su cosa resta dopo la COP27. La puoi ascoltare qui.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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