
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
In una rovente e assolata Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, oggi 30 novembre 2023 inizia la COP28, la Conferenza per il clima delle Nazioni Unite. Invece, dall’altra parte della penisola arabica, appena attraversato il Golfo di Aden, piove ininterrottamente dal 10 ottobre, con conseguenze devastanti per le popolazioni e l’agricoltura.
Le autorità somale hanno detto che oltre un milione di persone nella sola Somalia sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle inondazioni provocate dalle piogge intense. La Somalia è uno dei Paesi del Corno d’Africa e ha sofferto, negli ultimi 6 anni, di una devastante siccità, che ha contribuito all’aggravarsi di una situazione umanitaria generale tragica: il Paese africano, stritolato in una morsa dal terrorismo islamista di Al-Shabaab, dalla siccità e dal fallimento dello Stato, arriva da uno dei periodi più tragici della sua storia recente. Una tragedia che si sta trasformando in dramma assoluto e che va oltre i confini della Somalia: almeno 270 persone in Somalia, Kenya e Etiopia meridionale, in poco più di un mese, sono morte a causa delle inondazioni. Solo in Somalia sono oltre 100 le vittime, con intere città sommerse da settimane. Una situazione che rischia di aggravarsi nelle settimane a venire, perché le piogge non accenneranno a una tregua prima del prossimo anno.
Le piogge, che sarebbero stagionali, sono rese particolarmente intense da due fenomeni correlati: il ciclone El Nino e l’emergenza climatica, che rafforza El Nino e le normali precipitazioni. L’effetto è quello di un muro incessante d’acqua, che rigonfia i fiumi, le fognature, i corsi d’acqua, i canali, che inonda tutto. Per settimane.
Campi allagati, capi di bestiame morti affogati, intere comunità sfollate, una carestia che avanza e il rischio, concreto, dell’insorgenza di malattie come il colera. Diverse organizzazioni internazionali, come la FAO (l’Agenzia per l’agricoltura delle Nazioni Unite) e il WFP (il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) hanno definito gli eventi dell’ultimo mese e mezzo in Somalia “un evento che accade ogni 100 anni”.
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
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